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mercoledì 8 agosto 2012

Un film come non l'avete mai visto


Sapete cos'è questo?






E' la fotografia di un film,


per intero.




Since the 1970s, Sugimoto has worked on his photo-series entitled «Theaters,» in which he photographs auditoriums of American movie theaters, and drive-in movies, during showings. The exposure time used for the photograph corresponds with the projection time of the film. This allows him to save the duration of the entire film in a single shot. What remains visible of the film’s time-compressed, individual images is the bright screen of the movie theater, which illuminates the architecture of the space. That its content retreats into the background makes the actual film a piece of information, manifesting itself in the (movie theater) space. As a result, instead of as a content-related event, film presents itself here as the relationship between time and spatial perception. 

«One night I had an idea while I was at the movies: to photograph the film itself. I tried to imagine photographing an entire feature film with my camera. I could already picture the projection screen making itself visible as a white rectangle. In my imagination, this would appear as a glowing, white rectangle; it would come forward from the projection surface and illuminate the entire theater. This idea struck me as being very interesting, mysterious, and even religious.»

Hiroshi Sugimoto

venerdì 29 giugno 2012

La condizione umana

“Misi di fronte a una finestra, vista dall’interno d’una stanza, un quadro che rappresentava esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista del quadro. Quindi l’albero rappresentato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori della stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro, e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo d’una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi.” 
(R. Magritte)


Non è fantastico che questa serie di quadri si chiami "La condizione umana" ?




 Quando vidi questa immagine per la prima volta pensai che fosse la spiegazione perfetta dell'arte...
L'arte apre la vista, espande il paesaggio, permette di abbattere il muro della cecità umana, poichè non si serve degli occhi quanto della mente e dell'anima... L'arte permette il disvelamento della realtà, un'immersione nel mondo (che diventa proiezione del mondo interiore)... Due realtà sovrapposte di cui non si possono percepire bene i confini (proprio come nel quadro) con le quali l'artista convive e che mette di continuo alla prova.
E così entrare nell'orbita di altri mondi, persone, luoghi, situazioni nuove, ti rende più consapevole del tuo mondo, di quello interiore come di quello esteriore, accorgendoti che in realtà questa differenza non esiste...
Il mondo che vediamo è quello che abbiamo costruito nella mente, i limiti che viviamo nel mondo sono i nostri limiti, le potenzialità che scorgiamo in esso sono già dentro di noi...





sabato 10 marzo 2012

Un bravo chef lo sa.





Avete presente i grandi chef quando si mettono all'opera? Preparano pietanze prelibate ed esteticamente impeccabili. E' l'arte dell' 'impiattare', giusto?..Non basta versare la roba nel piatto, come facciamo noi. La si deve posizionare ad arte perchè si deve prima mangiare con gli occhi, dicono. Dovremmo essere un pò chef anche noi, ma nella vita di tutti i giorni e imparare ad impiattare al meglio ogni giornata, curando i dettagli. Forse è questo che da una marcia in più. Quando ci vestiamo, scriviamo un messaggio, persino quando ci facciamo un toast la sera. Mettiamo un tocco da esteta. Sforziamoci di farlo meglio domani, scoviamo qualche trucchetto, impreziosiamo un buongiorno con una citazione magari, aggiungiamo un pò di spezie... Non è un 'amare la forma e non la sostanza'.. è aumentare il valore delle cose. Un bravo chef  lo sa.