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lunedì 10 settembre 2012

Souvenirs veneziani di cinema


Tornata da poco più di un giorno a casa, ripenso all'esperienza appena conclusasi al Lido di Venezia e ai film che ho visto alla mostra.

Paradossale, forse, ma il film che ricordo con più piacere è il fuori concorso Fondamentalista Riluttante di Mira Nair, un film bellissimo e profondo. Un ragazzo pakistano a NY che cerca la sua strada, la sua ragione di vita... che non si piega nè al 'fondamentalismo' capitalistico nè a quello religioso.. che si spoglia di una vita cucitagli addosso per andare a cercare sè stesso e le sue radici.

At any price, con Zac Efron è invece un film sul sogno americano, visto però dal lato oscuro; quando per il successo si è disposti a tutto. Il self made man che non vuole accettare il fallimento è disposto a barare pur di salire sul carro dei vincitori... Perchè non proviamo a creare un sogno italiano? Quello americano sta (s)cadendo molto in basso...

Bella addormentata di Marco Bellocchio, mi è piaciuto. E' uno di quei film che non ti confeziona una verità, che non prende una posizione netta, ma che mette lo spettatore di fronte alla sua coscienza. Ha scatenato grandi dibattiti in corridoio.

Après mai, la rivoluzione dei ragazzi del 68, tra studenti ribelli, molotov, viaggi in India, acidi, aspirazioni artistiche, film sperimentali.. quando si viveva nella scia degli ideali.

the master, con joaquin phoenix (premiato come miglior attore) è stato per me un film impenetrabile, convulso, frammentario. Un reduce traumatizzato e alcolizzato incontra uno psichiatra sopra le righe che vuole curarlo con nuove tecniche ipnotiche. detto così sembrerebbe addirittura accattivante, ma per me è stato un caleidoscopio non sempre comprensibile di dubbie terapie e interpretazioni esasperate.

La cinquieme saison, la natura finalmente si ribella: non fa più nulla. Le piante non germogliano, gli animali sono sterili, i pesci si suicidano e il gallo non canta.. Più catastrofico del più terribile tzunami, proprio nella sua paralisi totale. La comunità belga che viveva di raccolta e allevamento arriva al collasso. Ci dimentichiamo troppo spesso di non essere i padroni.

E' stato il figlio. poetico. Una tragedia greca, un pò grottesca, un pò comica, un pò disperata, ambientata in una Sicilia povera e degradata. Il consumismo crea bisogni inesistenti che pian piano divorano i rapporti familiari e quando non si hanno nemmeno i soldi per arrivare a fine mese si preferisce mandare un innocente in prigione pur di non perdere la pagnotta.

Un giorno speciale, della Comencini. Il titolo tristemente non azzeccato di un film per nulla speciale. Una storia un pò piatta quella dei due ragazzi in giro per la capitale. Non sanno come riempire il tempo e noi con loro.

Outrage Beyond, takeshi kitano regista e protagonista ci porta nelle viscere delle guerre intestine tra i clan criminali della yakuza giapponese. Non solo sparatorie e tradimenti, ma una storia ordita nei minimi dettagli, come un ragno sapiente che lentamente conduce la sua preda nel tranello.

Spring Breakers, con le ex Disney girls Vanessa Hudgens e Selena Gomez. Sicuramente avranno fatto accapponare la pelle a Topolino, Pippo e Paperino: hanno portato in scena tutto il censurabile, l'illegale e l'erotico possibile. Mi domando james franco perchè si sia voluto rovinare la carriera con un ruolo da gangster al limite dello stereotipo. Il film non è proprio tutto da buttare è pur sempre lo spaccato di una generazione. in putrefazione.

To the wonder, di terrence malick. Nonostante abbia ricevuto fischi e critiche io l'ho apprezzato molto. malick ha un suo stile peculiare, ha una firma, un tratto distintivo, una personalità. non è poco. la storia scava nel senso della vita e delle cose, nell'amore di coppia, nella fede. Alcune scene possono sembrare ripetitive, ma controbilancia qualche difetto la raffinatezza delle riflessioni.

Thy womb, di brillante mendoza, regista e protagonista di una storia che ci apre una finestra sul mondo lontano delle isole filippine, tra povertà estrema e rigidi codici culturali. Una levatrice che, pur dando la vita a tanti, non riesce ad avere un figlio tutto suo. Per amore del marito accetterà di trovargli una nuova moglie, ma la nascita del bambino rappresenterà per lei, ignara della richiesta della giovane sposa, il ripudio e la vergogna. Una leonessa ferita, una dignità calpestata, che seppur nell'impotenza in cui è costretta sa lanciare un ultimo potente ruggito.

Paradise, Glaube, parla di una donna fondamentalista cattolica, che spende tutta la sua vita nell'evangelizzazione e nella preghiera, umiliandosi anche fisicamente con frustate e cilicio. Improvvisamente arriva un uomo in casa, è l'ex marito, musulmano. Il film ha fatto parlare tanto per le scene blasfeme e un pò morbose...

Betrayal, film russo e si vede. Atmosfera fredda, glaciale. come gli sguardi dei protagonisti. un uomo e una donna scoprono che i loro rispettivi coniugi sono amanti. la gelosia è accecante e arrivano all'omicidio. essi stessi diventeranno poi amanti e innescheranno nuovamente il meccanismo perverso della menzogna e della gelosia. nessuno si salva dalla morsa dell'amore ingannato, tutti scontano con la morte o l'infelicità a vita le loro scelte funeste. siete avvisati.

pietà, superstar, passion e fill the void non ho avuto l'occasione di vederli.. biglietti andati a ruba alle prime ore del mattino, sito sovraccarico e nessuna possibilità di prenotare i biglietti, tra le cause.. Mi sfogherò per bene, delle pecche organizzative del festival, ma non preoccupatevi:
in un altro post......:P



mercoledì 8 agosto 2012

Un film come non l'avete mai visto


Sapete cos'è questo?






E' la fotografia di un film,


per intero.




Since the 1970s, Sugimoto has worked on his photo-series entitled «Theaters,» in which he photographs auditoriums of American movie theaters, and drive-in movies, during showings. The exposure time used for the photograph corresponds with the projection time of the film. This allows him to save the duration of the entire film in a single shot. What remains visible of the film’s time-compressed, individual images is the bright screen of the movie theater, which illuminates the architecture of the space. That its content retreats into the background makes the actual film a piece of information, manifesting itself in the (movie theater) space. As a result, instead of as a content-related event, film presents itself here as the relationship between time and spatial perception. 

«One night I had an idea while I was at the movies: to photograph the film itself. I tried to imagine photographing an entire feature film with my camera. I could already picture the projection screen making itself visible as a white rectangle. In my imagination, this would appear as a glowing, white rectangle; it would come forward from the projection surface and illuminate the entire theater. This idea struck me as being very interesting, mysterious, and even religious.»

Hiroshi Sugimoto

martedì 12 giugno 2012

C'è chi scarta il meglio


Quando cominciarono a diffondersi le prime videocamere digitali domestiche, Agnès Varda girò Les glaneurs et la glaneuse (la traduzione italiana è un pò infelice:.."Gli spigolatori e la spigolatrice" ?....2000). Il film è un documentario sulla gente che vive dei rifiuti della società di consumo, del riciclo.. Agnes Varda intervista questa gente che cerca di sfruttare ciò che gli altri rifiutano e cerca referenti nel mondo della pittura. Inoltre il documentario si caratterizza anche per il modo in cui la cineasta trae beneficio dalle videocamere digitali. Nella prima scena, Agnes Varda ammette che fin ad allora non aveva mai usato una videocamera digitale di bassa definizione, perciò legge il manuale delle istruzioni e afferma: "Queste piccole cineprese sono digitali, permettono di realizzare effetti stroboscopici, effetti narcisistici e ipperealisti". In alcuni momenti sembra che la sua rivendicazione sul reciclo dei resti della società di consumo finisca col trasformarsi in una riflessione sul proprio atto di filmare, su come sia possibile riprendere con la coscienzia che debba realizzarsi un 'cinema minore' che destabilizzi il potere generato dagli eccessi tecnologici. Agnes Varda si trasforma in un'autentica spigolatrice che con la sua piccola videocamera cattura pezzi di realtà per costruire un discorso sullo sfruttamento delle risorse in una società che ha il bisogno di mettere in pratica  anche un'autentica 'ecologia di immagini'.Una piccola videocamera domestica permette così di catturare l'intimo e di trasformare il documentario in un saggio sulle possibilità di un cinema minore dove il professionale si fonde con l'amateur. Uno dei momenti più belli del film ci mostra Agnes Varda giocando con il tappo dell'obiettivo della sua mini camera- DV o filmando le sue mani mentre guida in autostrada e gioca ad acchiappare i camion che sorpassa. I gesti minimi possono trasformarsi in gesti caricati di bellezza, ma anche in un gesto politico che indica in che modo possono crearsi alcuni potenti discorsi,  aperti verso il futuro dell'audiovisivo a partire da un cinema che dall'intimo si avvicini al domestico.

Qui vi riporto il link del documentario (interamente su youtube, in lingua originale, francese, con sottotitoli in spagnolo):http://www.youtube.com/watch?v=JjKmXzAbJ4A
Vi giuro, merita la pena!
Lasciatevi invadere dalla poesia di cui a volte solo le immagini sono capaci...

martedì 22 novembre 2011

Cinestudio: il mio articolo! :D


CINESTUDIO 
Rivista di cinema fondata nel 1962

"Sacco e Vanzetti" e "L'Agnese va a morire"
di Giulia Naddeo

Nello strutturare il mio lavoro di ricerca avevo pensato di chiuderlo con un capitolo sul suo cinema e su quei film che hanno avuto poi delle importanti conseguenze sulla storia. Vorrei parlare di questi film, come ad esempio del Sacco e Vanzettí.
M: La storia di questi due italiani mi incuriosì vedendo uno spettacolo teatrale, in verità la pièce, molto intrigante, raccontava più l'evento all'interno della famiglia, lo shock, che vidi a Genova, in un teatro della zona dei cantieri navali, quindi in mezzo agli operai, ed ero abbastanza sconvolto dal fatto che non sapevo niente, o meglio, sapevo poco di loro. Niente no, ma pochissimo. Allora mi venne voglia di saperne di piu. In casa non avevo libri che approfondissero la loro storia, allora mi rivolsi a uno studioso straordinario, che è Fabrizio Onofri, e ci siamo appassionati. Poi naturalmente ho inciampato in produttori che erano peggio di me, perché andai da diversi produttori dicendo "vorrei fare un film su Sacco e Vanzetti". E non sapevano nulla? Infatti, mi dicevano "cos'è una ditta di import-export?" Agghiacciante ! Poi ho incappato in una persona davvero eccezionale. Accade che andai a parlare con un produttore. Arrigo Colombo, e gli dico 'vorrei fare un film su Sacco e Vanzetti e lo vidi stupito. Mi disse: "come sai sono ebreo e nel '38 sono scappato in America dove ho
imparato l'inglese sulle lettere di Sacco", allora abbiamo cominciato a ragionare sia su dove fare un film in America, sia dal punto di vista economico. Un'America inesistente. Allora abbiamo cambiato molti set proprio
per una questione di risparmio e per una questione di verità. Le scene le abbiamo girate a Dublino, perché chi ha costruito Boston sono stati gli irlandesi, quindi potevamo girare lì. Le strade erano uguali; abbiamo fatto
delle fotografie; abbiamo girato anche qualcosa in America, ma nessuno, dopo l'uscita del film, s'è accorto che non avevamo girato in ,America. Il tribunale poi l'abbiamo ricostruito a Roma in teatro. Ciò ha significato
un grande risparmio, anche se nei confronti del destino commerciale del film c'era molta diffidenza.
G:Si era scettici sull'esito di questa storia?
M: Si. perche forse all'epoca - mi ricordo che era in un piccolo cinema, si chiamava Ariston, adesso è un grande teatro - l'avevano messo lì con la speranza di fare almeno tre settimane. ma allo spettacolo dell'una di notte ci fu 1'assalto dei giovani. Fu quindi un gran successo e anche le musiche del film hanno fatto il giro del mondo. Bellissime. Ecco quello che accadde con la Baez fu curioso. Mi ricordo che parlando con Ennio[Morricone]. prima dell'inizio del film, gli dissi "ci vorrebbe una ballata, ma chi la canta?" e lui rispose "Ci vorrebbe la Baez". Mi venne in mente che in quel periodo Furio Colombo era in America come giornalista de "La Stampa". la conosceva e allora andai in America. Là continuai le ricerche per vedere il materiale di repertorio e scoprire che in tutto il mondo c'erano state delle manifestazioni enormi per i due italiani fuorché in
Italia. perché c'era il fascismo. […] Portai la sceneggiatura al mio amico [Furio] Colombo e lui mi disse che avrebbe incontrato la Baez la sera. Miracolo: l’indomani mattina nella mia stanza d'albergo suono il telefono: era la Baez! Mi disse che aveva letto la sceneggiatura e che ci sarebbe stata. Chiamai subito Ennio [Morricone] e- senza conoscersi, senza incontrarsi, lei scrisse 1e parole e lui, studiando i dischi dei suoi successi musicali, la musica. Quando si incontrarono lei mi disse “E’ un
genio" e lui "ammazza che brava!"
G: E poi la grande interpretazione di Cucciolla e Volontè... indimenticabile!

Una cosa che mi ha molto commosso nella storia, e durante le riprese, è che tra i due italiani il più preoccupato, il più fremente dei due, era Sacco, perché Sacco aveva una famiglia, aveva un figlio, la moglie, ed è evidente, lo si trova, 1o si legge, 1o si capisce che lo scapolone Vanzetti ha cominciato a proteggerlo.
Durante la lavorazione Volonté gli portava il caffè, "hai bisogno di qualcosa?", gli portava il cappotto, anche al di fuori della scena! Quindi, voglio dire. queste sono cose che ti toccano il cuore.
G: E poi cose accadde con l'uscita del film?
M: Quando uscì il film a Boston, venne stroncato subito dalla critica di uno che aveva scritto un libro colpevolista e che li considerava due criminali e disse che il film l’aveva fatto un italiano, sicuramente un anarchico, per fortuna però non andò così, la gente, ancora una volta i giovani, si impossessarono del film. I giovani studenti di giurisprudenza dell'università di Boston cominciarono a studiare il caso, c'erano valanghe di documenti. Le hanno studiate e per quattro anni si sono dati anche il cambio. Poi, sono andati dal governatore Dukakis.
G: Questo è favoloso, cioè l'effetto del cinema! Vedere un film che colpisce così tanto che spinge a fare delle cose.
M: Si è arrivati alla riabilitazione, almeno nel Massachusetts, il posto del crimine, e fui invitato alla cerimonia. C'era un giovane che mi venne incontro, era il nipote di Sacco, commosso: Giustizia era stata fatta. E poi anche per I'Agnese va a morire so che ci furono delle conseguenze, i giovani di Teheran si videro un po' al posto di questa contadina. Successe una cosa terribile a Teheran: il film venne invitato al festival di Teheran, era l'ultimo anno dello Scià e accadde che alla
fine della proiezione del film si scoprì che i giovani spettatori s'erano visti in quella donna analfabeta che d'istinto si batte contro il potere corrotto.
G:Si riconoscevano?
M: Sì, e quindi naturalmente il giorno dopo
fummo cacciati dal paese io e Vera [Pescarolo, moglie di Montaldo e aiuto-regista del film], il giorno dopo!
G: Colpevoli di questa reazione?
M: Ma va bene, non aspettavamo medaglie, non sono disperato e anche, ricordo che il film arrivava un po' tardi rispetto all’ impeto della scoperta dei valori della resistenza, nell' immediato dopo guerra. Io ho fatto negli
anni '50 il partigiano nel film Achtung! Bandíti! e quando usciva a Genova, soprattutto al nord. si faceva ogni anno una prima, anche perché era il loro film medaglia, però era passato molto tempo.. in Emilia Romagna
andava bene, un po' meno al sud. Lì ci sarebbe un discorso politico da fare, perché non è mai stato valorizzato I'apporto di quei ragazzi, i famosi sbandati che quando son tornati poi non li credeva più nessuno su quello che era successo su al Nord. Invece ve lo garantisco fu una brutta e spietata e terrificante guerra, sanguinosissima. A Bologna, la città della scrittrice [Renata Viganò, autrice del romanzo, da cui era stato tratto il film], stranamente andava un po' meno bene, allora mi sono fatto stampare dei manifestini con scritto: "Sono il regista del film. Questo film è tratto da un libro di una vostra concittadina. C'è voluta tanta fatica per farlo,
freddo, pochi soldi, notti, gelo, perché non lo andate a vedere?". E mi sono messo davanti al cinema a dare i manifesti. E' arrivato il fotografo, era quello che aspettavo, e il giorno dopo c'era I'articolo su <I1 Resto del Carlino>.
G: Questo per dire che il regista non si deve fermare sul piedistallo? Ci vuole furbizia.
M: Sì, il giorno dopo il film in sala, da duecentomila lire dell'epoca, arrivò a un milione e due, perché poi venne toccato il cuore della gente.
G: E' interessantissimo sentirla raccontare questi aneddoti, veramente molto belli e mi farebbe piacere sentire quello che successe dopo, quando il film uscì nelle sale, tra la gente.
M: Ma guarda, questi film continuano a vivere e mi ricordo che anche nella città di Salerno, I'Agnese venne fatta vedere a scuola e andai, ci fu un dibattito, pero i ragazzi non erano stati preparati bene. Secondo la mia opinione non si mettono insieme nello stesso cinema gli studenti tecnici coi classici perché comincia la lotta di classe nel vero senso del termine. E non credo per questo che in quel caso fu una proiezione fortunata perché il dibattito che seguì fu abbastanza smorto perché avevano impiegato più tempo a provocarsi che a seguire normalmente la proiezione. Diverso è quando anche i professori parlano del film, che narra di un periodo storico particolare. G: Certo. dovevano essere introdotti all’argomento..
M: Infatti è importante quando seguono dei dibattiti che ti stimolano perché approfondiscono. Per esempio qualcuno diceva come mai è analfabeta l'Agnese? Perché hanno portato via il marito? Quindi raccontare, spiegare anche quel clima, perché è stato denunciato… ecc.. ti rendi conto che va bene.. quando si crea un dibattito e la gente sta fuori dalla sala e non va via, è ciò che io intendo quando si passa la serata al cinema. Quando la gente continua a parlare del film!. Quando 1a gente fa capannello, magari ridendo o litigando, vuol dire che il film ha vinto! Come fai a raccontare la vita del mio amico Giordano in un'ora e quaranta? Io ti apro una finestra. E'solo uno spiraglio.
G: Come si fa a far in
modo che il film "vinca", che continui a vivere tra le persone…che se ne parli?
M: Si deve e appunto lasciare questo spiraglio, devi dare l’ impressione che non sia finito e infatti non credo che l'intolleranza sia finita….